"NON AMO LA VELOCITA' MA IL DOLCE ONDEGGIARE DELL'EQUILIBRIO"
Da questa mitica frase di Gattostanco prendiamo spunto per farne il motto del TOSCORA4
LE TERRE DELL'ARMONIA
Boschi e vigneti, borghi isolati e strade che inseguono l'allegra morfologia di una terra riservata e orgogliosa così appare il Chianti
a chi si avventura in questo mondo spinto da voglia di scoperta su magnifiche strade che conoscono appena il rumore dei motori.
Elogio alla lentezza. Il motociclista, o meglio il mototurista, è un pioniere antico e discreto che si lascia cullare dalle curve di una
terra che regala l'esperienza di viaggiare in un'atmosfera di grande rilassatezza. Si sale e si scende e ci si sposta senza fretta.
Nel Chianti si gironzola ma si apprezzano anche lunghe e piacevoli soste in compagnia di un buon bicchiere di vino.
IL VINO ETERNO
Terra di grandi vini, grazie anche ai monaci che disboscarono e piantarono viti sui terreni che circondavano le abbazie e grazie agli stessi
contadini che ne perpetuarono la coltivazione...
La moderna vicenda del "Chianti Classico" inizia nell'Ottocento con un personaggio che è stato il "padre" dell'attuale enologia chiantigiana
e che ha ispirato il disciplinare di produzione: il barone Bettino Ricasoli. Nel 1874 egli codificò il governo del vino (tradizionale sistema
di vinificazione toscano) e definì le proporzioni dell'uvaggio del Chianti attribuendo una percentuale a ciascuna delle principali varietà di
uve:
"il vino riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo ed una certa vigoria di sensazione; dal Cannaiulo l'amabilità che
tempera la durezza del primo senza togliergli niente del suo profumo per essere pur esso dotato; la Malvasia, della quale si potrebbe fare
a meno nei vini destinati all'invecchiamento, tende a diluire il prodotto delle prime due uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più
prontamente adoperabile all'uso della tavola quotidiana".
Il Gallo Nero, come distintivo delle bottiglie, fu adottato per la prima volta dal Consorzio Marchio Storico Chianti Classico fondato
da trentatré produttori a Radda, nel 1924. Risale al 1967 il riconoscimento della DOC e nel 1984 è stata ottenuta la DOCG.
SAPORI DEL CHIANTI
...pan d'un giorno, vin d'un anno.
La cucina del Chianti si riassume in questo antico proverbio. E' una cucina di prodotti, delle stagioni e del territorio, ancora riflesso
dell'economia che fu di campagne, e che in città mandava prodotti, ingredienti e ricette.
Il vino lo portarono gli Etruschi. Il Chianti fu e resta il vino italiano per antonomasia. Oltre che nel bicchiere, va un po' dappertutto
nella cucina chiantigiana.
Il pane si fa nel forno a legna. Dura tutta la settimana, si parte con la coltella e l'ultimo giorno è buono come il primo. Se ne avanza diventa
secondo le stagioni panzanella, ribollita, pappa col pomodoro. Abbrustolito, è la base della fettunta, o del
cavolo (nero) sulle fette. Per queste ci vuole l'olio di frantoio, il prezioso oro liquido anch'esso dono degli Etruschi che resta
sotterraneo sapore di tutta la cucina chiantigiana.
Il cacio è marzolino e pecorino; in gran parte era frutto di scambio nelle transumanze che due volte l'anno passavano per il Chianti.
Il Chianti ebbe anche la sua "spezieria dei poveri": aglio e cipolla, salvia e alloro, pepolino (cioè timo) e ramerino,
radicchi e erbe amare, nipitella e salvestrella, coccole di ginepro e fiori d'acacia.
Le carni sono tra le migliori del mondo: bovi, vitelli e vitelloni; maiali, cinti senesi e cinghiali; polli ruspanti, faraone e fagiani; nane
e germani; conigli e lepri; piccioni e colombacci. E per Pasqua, l'agnello.
I dolci sanno di grano, di uova fresche, di miele e marmellate: sono crostate, pinolate e ciambelloni.
Attenti allora vinsanto che non è né dolce né secco: è VINSANTO. Punto e basta. Non vi azzardate a fare l'inzuppo coi cantuccini. E' un peccato...
e neanche veniale!
UN MONDO A PARTE: LE CRETE
Non ci sono icone come piazze, cattedrali, castelli che identificano questo territorio ma solo intimi angoli come quel cipresso, un vecchio podere,
la curva di quella strada bianca, la finestra di una affittacamere; oppure momenti legati a sensazioni forti come il profumo di pecorino che
impregna gli scaffali di un piccolo negozio di alimentari, il calore rilassante di acque termali, la mistica semplicità di un piccola pieve romanica.
Il paesaggio delle Crete è il trionfo dell'essenzialità e dell'armonia, è un'immagine senza tempo, un quadro in cui si fondono le forme di un
graffite etrusco e un segno d'arte moderna. E' un'armonia che ti entra dentro e ha il potere di riequilibrare le proprie energie: emozioni e
ensazioni si trasformano e si dilatano nella calma dello spazio.
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